Tempo di lettura 3 minutiPosso timbrare per un collega, se me lo chiede?

25 Maggio 2023,

Tempo di lettura 3 minutiPosso timbrare per un collega, se me lo chiede?

“Ci sono dipendenti che arrivano in ufficio, timbrano e se ne tornano a casa o vanno a fare la spesa. E c’è chi al lavoro non ci va proprio, tanto a timbrare il cartellino ci pensa il collega. Nelle aziende pubbliche (e private), l’illegalità e l’assenteismo sono preoccupazioni sempre più crescenti. E questo nonostante ispezioni, denunce e arresti. Possibile che non esista un sistema che possa incastrare i “furbetti del cartellino”? Ci sarà un modo…”

Partendo dalla domanda del nostro articolo è bene precisare che la risposta è NO: timbrare al posto del tuo collega non è un’azione etica o corretta.

Fingere di essere presente per conto di un collega significa falsificare la presenza sul lavoro, il che è considerato un comportamento fraudolento e potenzialmente illegale.

Timbrare il cartellino o registrare la propria presenza è un atto che dovrebbe essere eseguito personalmente e in conformità con le politiche aziendali.

Non falsificare la timbratura

Ci sono diverse ragioni per cui questa azione non è consigliabile:

  1. Etica professionale: Falsificare la presenza di qualcun altro sul lavoro viola i principi etici e professionali. La sincerità e l’integrità sono importanti nei contesti lavorativi e rappresentano i valori fondamentali per costruire una buona reputazione professionale.
  2. Potenziali conseguenze legali: Falsificare la timbratura del tempo di lavoro può costituire un reato o una violazione delle norme interne dell’azienda. Se scoperto, potresti affrontare sanzioni disciplinari, licenziamento o anche azioni legali.
  3. Impatto negativo sull’organizzazione: Timbrare per qualcun altro può avere un impatto negativo sull’organizzazione nel complesso. Potrebbe influire sulla pianificazione delle risorse, sulla gestione delle presenze e sulla corretta assegnazione del lavoro. Inoltre, potrebbe creare ingiustizie tra i dipendenti che rispettano le regole e quelli che cercano di aggirare il sistema.

È sempre meglio rispettare le regole e le politiche dell’azienda in cui lavori.

Come si esprime la Corte

Il datore di lavoro che scopre che un proprio dipendente non era presente in ufficio al momento della timbratura del cartellino effettuata da un collega, può legittimamente licenziare sia il dipendente assente che il dipendente che ha timbrato al posto suo (Corte di Cassazione, sez. Lavoro, sentenza 28 febbraio – 28 maggio 2018, n. 13269).

Perché il licenziamento sia legittimo, però, è necessario che il datore di lavoro provi che il lavoratore titolare del cartellino era assente al momento della timbratura.

Basterebbe una verifica

Un classico sistema elettronico di rilevazione presenze comprende uno o più rilevatori e un’applicazione software dedicata.

Un programma presenze come CartellinoWeb2, in particolare, oltre ad elaborare e calcolare il numero e tipologia di ore lavorate per passarle al programma paghe, fornisce in tempo reale la situazione dei presenti e degli assenti (anche dei ritardatari).

Già l’adozione di un sistema di questo tipo consentirebbe di ridurre gli illeciti.

Basterebbe accertarsi che le persone indicate dal sistema come presenti al lavoro lo siano effettivamente. Una banale e rapida verifica sul posto.

Impronte digitali per rilevare la presenza

CartellinoWeb2 permette la rilevazione delle presenze rispettando la privacy (in conformità con il GDPR) , tutelando il collaboratore ma anche il titolare dell’azienda.

Il terminale C6, infatti, non registra l’impronta digitale ma ricava un algoritmo matematico che viene criptato con funzione unidirezionale, non permettendo quindi la reversibilità.

    Contattaci


    Dichiaro di aver letto l'informativa sulla Privacy Policy e autorizzo il trattamento dei dati. Questo sito è protetto da reCAPTCHA; il suo utilizzo è regolato dalla Privacy Policy e dai termini di utilizzo di Google.